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Arte proletariaGiuseppe Pellizza(Volpedo, Alessandria, 28 luglio 1868 – 14 giugno 1907), pittore italiano, dapprima divisionista, poi esponente della corrente sociale. Figlio di contadini, frequentò la scuola tecnica di Castelnuovo Scrivia dove apprese i primi rudimenti del disegno. Grazie alle conoscenze ottenute con la commercializzazione dei loro prodotti, i Pellizza entrarono in contatto con i fratelli Grubicy che ne promossero l'iscrizione all'Accademia di Belle Arti di Brera.
Il Quarto Stato Olio su tela 285x543 cm, 1910 Il quarto stato rappresenta una marcia di lavoratori in sciopero: due uomini ed una donna con un bambino in braccio precedono il fronte compatto dei loro compagni. Si tratta di contadini, ma Pellizza non volle caratterizzarli ponendo loro in mano gli attrezzi agricoli e scompaiono pure i riferimenti paesistici in quanto l'artista tendeva all'eliminazione del superfluo. La stessa essenzialità la si ritrova nei personaggi; nessun gesto scomposto o violento, nessun atteggiamento che non sia dignitoso: gli scioperanti avanzano a passo sicuro, verso la conquista dei propri diritti e la costruzione del proprio futuro. Pellizza evita dunque sia la descrizione compiaciuta delle miserie, sia l'enfasi trionfalistica.
Honoré Daumier(Marseille, 26 febbraio 1808 - Valmondois, 11 febbraio 1879) è un artista molto singolare del panorama artistico francese. Il suo interesse iniziale è per la litografia, tecnica di incisione adatta alla diffusione a stampa. Come incisore Daumier iniziò, nel 1831, la sua attività collaborando alla rivista satirica francese «La Caricature». Per questo giornale produceva vignette satiriche, sperimentando in senso espressivo la deformazione caricaturale. La sua attività di caricaturista gli procurò notevoli guai giudiziari, finendo condannato ed imprigionato in più occasioni, determinando, in alcuni casi, anche la chiusura dei giornali per i quali collaborava. Conseguenza, tutto ciò, della profonda carica espressiva e di denuncia sociale e di costume sempre presente nelle sue opere. Dal 1860, ad oltre cinquant’anni, iniziò la sua attività di pittore. Ed anche in questa attività sono presenti quegli elementi caratteristici della sua attività di incisore: il tratto molto inciso e netto, la deformazione espressionistica, la satira di costume tipico della caricatura. Il Vagone di Terza ClasseOlio su tela 65x90 cm, 1862 Il quadro dà la visione dell’interno di una carrozza ferroviaria di terza classe delle strade ferrate francesi. Il vagone è affollato e questa organizzazione dello spazio permette al pittore di realizzare un ritratto plurimo. L’effetto di affollamento e di profondità è dato dalla successione dei volti delle persone raggruppati tra loro e sempre più piccoli a mano a mano che ci si allontana dal primo piano e questi effetti non sono sminuiti affatto dalle pareti, dal tetto né dalle porte della carrozza per la loro definizione sommaria. Daumier rappresenta la scena come se la vedesse dalla panca di fronte a quella delle donne in primo piano. I viaggiatori, stipati sui loro sedili, per lo più estranei fra loro, sono vestiti poveramente con abiti chiari o scuri dai colori spenti e costretti ad una penosa promiscuità. Molto inciso è il tratto delle due donne in primo piano proprio per rivelarci quello che delle due donne vuole farci sapere. Si assomigliano, specie il naso e nelle arcate sopraccigliari. La giovane tiene il bambino e la vecchia il cestino, entrambe hanno corpi robusti e si presume siano madre e figlia. Quello che colpisce maggiormente, nella anziana signora, è lo sguardo. Lo sguardo stanco, come se fissasse la persona che guarda la pittura e gli rivolgesse un leggero sorriso. La luce non è abbondante né diffusa. Le figure sono illuminate da sinistra e dai vetri degli sportelli solamente nella parte sinistra e si nota il contrasto tra chiaro/scuro che però non dà alla scena carattere molto drammatico. L’artista vuole raffigurare la realtà senza attenuazioni e senza enfasi.
Vincent Willem van Gogh(Groot-Zundert, 30 marzo 1853 - Auvers-sur-Oise, 29 luglio 1890) - Pittore olandese tanto geniale quanto incompreso, dipinse una grande quantità di quadri divenuti famosi solo dopo la sua morte suicida. Celebri i suoi paesaggi, i fiori (come non ricordare i girasoli) e gli autoritratti. Un museo a lui dedicato, il Van Gogh Museum, si trova ad Amsterdam. Famiglia di pastori protestanti: primo di sei fratelli, dopo la morte del primogenito della famiglia, che portava il suo stesso nome, e che morì alla nascita esattamente un anno prima di lui; Vincent ricorderà sempre la tomba dietro casa, su cui trovava iscritto il suo stesso nome. Vincent ha un'infanzia turbata, anche a causa dell'apprensione dei genitori, e la sua vita è un cammino di insuccessi esistenziali e sociali. Nel 1857 nasce il fratello Theodorus, chiamato Theo, che avrà una grande importanza nella sua vita. Frequenta prima la scuola del paese poi il collegio dove impara il francese, l'inglese e il tedesco e apprende l'arte del disegno. Nel 1869 inizia a lavorare in una bottega d'arte all'Aja di suo zio Vincent; passa il tempo libero leggendo molto e visitando musei, inizia una corrispondenza con il fratello Theo e trascorre le vacanze dai genitori al paese natale. Gli anni che seguono segnano per Van Gogh un continuo viaggio da una filiale all'altra della bottega d'arte dello zio, trasferimenti che lo porteranno a Bruxelles, Londra e Parigi. Nel 1876 lascia il lavoro e parte per un paese vicino a Londra, dove lavora come insegnante. Successivamente diviene anche aiuto predicatore e vorrebbe dedicare la sua vita alla religione ma i genitori non glielo permettono. Vincent va a Bruxelles aiutato finanziariamente e moralmente dal fratello e frequenta la scuola d'arte, dove fa conoscenza con diversi pittori. In questo periodo realizza copie di opere di Jean-François Millet. In questo periodo, Vincent conosce una prostituta e lavandaia alcolizzata va a vivere con lei e col figlio. Vorrebbe sposarla ma la famiglia lo dissuade e la lascia dopo un anno. La sua salute peggiora. L'anno successivo Van Gogh si ammala gravemente per denutrizione e a causa del forte tabagismo. L'anno successivo lascia Parigi trasferendosi ad Arles dove sarà raggiunto da Gauguin. Nella città francese dipinge, fra gli altri, alcuni dei suoi principali capolavori, caratterizzati da luminosi colori carichi di vitalità.
Genialità - follia Quando si parla di Van Gogh, si parla anche della dicotomia genio-follia; indicando in quest'ultima il motore della pittura originale, unica dell'artista. Sono mille le ipotesi di malattia, tutte diagnosticate a posteriori: chi prende spunto dalla biografia, parla di un incrudelirsi della malattia venerea, o addirittura di una possibile ereditarietà dal padre di sifilide, oppure di schizofrenia, depressione,etc. Chi prende spunto dalla sua arte, vede nei suoi quadri spiraleggianti delle caratteristiche comuni a mille altri pazienti affetti da malattie degenerative del cervello. Con i mezzi attuali, ogni supposizione è possibile, perciò nessuna è unica e veritiera. Ciò che è permesso dire, è che l'arte di Van Gogh è illuminante, e la sua figura, magra piccola e solitaria nella carne, si staglia in realtà gigantesca e poderosa nella storia dell'arte e dei sentimenti umani.
I mangiatori di patate Olio su tela 82 x 115 cm, 1885 Si tratta del dipinto più importante del periodo olandese di Vincent, prima del suo trasferimento a Parigi. In questo Van Gogh vuole risaltare la situazione economico-sociale di quel tempo. In una povera capanna cinque contadini stanno consumando il loro pasto frugale composto di patate fumanti e di bollente caffè nero, immersi in una oscurità appena rischiarata dal lume di una lampada a petrolio. Le loro mani nodose che hanno vangato il terreno, seminato e raccolto le stesse patate che essi mangiano, i loro volti individuati da piani spigolosi, scavati dalla fatica e dalla rassegnazione, sono gli elementi essenziali del dipinto. I colori terrosi e pastosi si limitano all’ocra, al marrone e al verde cupo e sono così simili, quanto a gradazioni, da dar l’impressione di un dipinto monocromo. Precedentemente il 1886, anno in cui giunse a Parigi e dove conobbe l’arte, gli artisti e le tecniche da cui si fece trascinare con il neoespressionismo e le teorie della percezione del colore, Van Gogh era legato alla cromia densa e buia (tonalità di colore in pittura) stesa a larghe spatolate e dai soggetti realistico-sociali, legati alle condizioni dei diseredati (I mangiatori di patate, 1885).
Gustave CourbetIl maestro del realismo ottocentesco europeo Sintetizzano il pensiero di Courbet sull’arte queste sue affermazioni: "Ho studiato l’arte degli antichi e quella dei moderni. Non ho voluto né imitare gli uni, né copiare gli altri. Ho voluto essere capace di rappresentare i costumi, le idee, l’aspetto della mia epoca secondo il mio modo di vedere; fare dell’arte viva, questo è il mio scopo". Del 1855 è un’altra delle sue tele più famose: «L’atelier». Del 1857 è il quadro «Le fanciulle in riva alla Senna» in cui due ragazze di vita vengono ritratte in una posa di stanca rilassatezza, in riva al fiume, protette dall’ombra bassa di un albero. Nel 1870 il pittore partecipò all’esperienza della Comune di Parigi, di cui fu delegato per le Belle Arti, e per questo motivo, nel 1873, fu arrestato e condannato a sei mesi di prigione. Si rifugiò in Svizzera dove morì di idropisia nel 1877 circa un mese dopo che tutte le sue opere erano state messe all'asta e disperse dal governo francese.
Gli Spaccapietre Olio su tela, 45x55 cm, 1849 È una delle opere che meglio sintetizza la scelta sia poetica sia stilistica di Courbet. I due personaggi raffigurati sono due lavoratori dediti ad un lavoro rude e pesante. Lavorano in una cava di pietra spaccando la roccia con la sola forza fisica. Dei due uno è più anziano, è piegato su un ginocchio per spaccare i massi e Courbet lo raffigura di profilo. L’altro, più giovane, è intento a trasportare le pietre e viene raffigurato di spalle. Fa da sfondo alla scena il fianco di una montagna che occupa tutto l’orizzonte. Si intravede solo un po’ di cielo in alto a destra. Le due figure sembrano inserite quasi nel fianco del monte. Il lavoro impone loro di vedere solo le pietre senza nemmeno poter alzare lo sguardo al cielo. Hanno volti inespressivi. Il lavoro che fanno è povero ed è una povertà non solo materiale ma anche interiore. Tutta la scena esprime una condizione di abbrutimento psicologico oltre che materiale. Courbet è cinico e crudo nel rappresentare questa scena. Non gli dà alcuna intonazione lirica per esprimere la nobiltà di un lavoro che, seppure modesto, è comunque un momento di nobilitazione. Denuncia, invece, con un linguaggio obiettivo la reale situazione sociale dei lavoratori. Questo contenuto di polemica sociale era ovviamente poco accettabile dall’ordinario pubblico dell’arte, fatta soprattutto di persone ricche che, quindi, mal sopportavano la rappresentazione della povertà che era, implicitamente, un atto di accusa nei loro confronti. I poveri sono tali per consentire ai ricchi di essere ricchi: questo, in sintesi, l’atto di accusa dei quadri di Courbet. Manca un equilibrio compositivo preciso. Un asse orizzontale non c’è, dato che manca la linea di orizzonte. L’asse verticale risulta troppo decentrato a destra: esso, infatti, passa chiaramente per il punto in cui l’uomo inginocchiato sta per colpire il masso con il suo arnese di lavoro. Non c’è neppure una simmetria tra le due figure. Esse, infatti, sono collocate ed orientate in maniera del tutto casuale, senza equilibrare con le loro masse la composizione del quadro. Questa mancanza di esteticità canonica finiva per accentuare ulteriormente l’intento di Courbet: egli non vuole assolutamente proporre un’arte che trova nella bellezza una facile funzione consolatoria ma vuole proporre documenti visivi che creano lo shock della verità. Ma ciò che costituisce lo scandalo della sua pittura è che lui propone questi documenti etnografici nel campo dell’arte. Nel campo di un’attività che, secondo la mentalità ufficiale e borghese dell’Ottocento, era destinata solo alla bellezza, alla grandezza, ai fatti eroici ed aulici, ai grandi avvenimenti storici, ai grandi personaggi del passato e del presente. Courbet pretende invece di imporre la sua povera gente a persone che certo non trovavano valido vedere immortalati uomini e donne considerate a loro inferiori: lavoratori, servi, prostitute, emarginati e reietti della società. Coubert rinnega i modi tradizionali di idealizzare il corpo umano (arte classica), né la tela presenta l’idealizzazione e la tipizzazione delle Spigolatrici di Millet che trascendono la specifica realtà. Pittore francese
Le Spigolatrici Olio su tela 83,5 x 110 cm, 1857 Questo dipinto raffigura tre contadine intente a raccogliere le spighe rimaste nei campi dopo la mietitura. Atteggiamenti malinconici – raccoglimento introspettivo La figura del contadino non appartiene più ad una data regione ma ha un significato più ampio.
Fernand Léger(Argentan, 4 febbraio 1881 - Gif-sur-Yvette, 17 agosto 1955) pittore - comunista.
Les Constructeurs Olio su tela 300x228 cm, 1950 Serie di dieci quadri realizzati tra il 1950 e il 1951. Come operaio, il pittore ha lavorato sull'argomento dei costruttori: "Quando ho costruito i costruttori, non ho fatto una concessione plastica. Stavo andando, come ogni sera, a Chevreuse in automobile ed è sulla strada, che questa idea mi ha preso... Ho voluto rendere questo: il contrasto tra l'uomo e le sue invenzioni, tra l'operaio e tutte queste architetture metalliche, questo ferro, queste ferraglie, questi bulloni, questi rivetti. Le nuvole le ho poste tecnicamente, ma giocano per contrasto..." Fatto uno schizzo così sul vivo, e poi con un gran numero di studi preliminari dopo, il pittore tornò ad un argomento più realistico, un soggetto-pretesto, per un'arte diretta rivolta innanzitutto ai lavoratori. Due movimenti animano la composizione: al primo piano quello della corda ed in fondo al quadro quello delle nuvole. Elemento insolito, il ceppo di bosco, sembra uscire dal quadro e ricorda l'importanza della natura e degli alberi nell'iconografia di Léger. Gli operai costruttori, come degli acrobati, sfidano le leggi dell'equilibrio. L'opera accompagnata dai disegni preparatori, è stata presentata alla Casa del Pensiero Francese nel 1951. Impaziente di conoscere il sentimento delle lavoratori che si trovavano faccia a faccia con la sua opera, appende per alcuni giorni “Les Constructeurs” nella mensa delle fabbriche Renault: "Ho portato les constructeurs alle fabbriche Renault e sono stati collocati in una mensa. A mezzogiorno, i ragazzi sono arrivati... le mie tele sembravano a loro strane. Io li ascoltavo ed ingoiavo tristemente la mia zuppa. Otto giorni più tardi sono ritornato a mangiare alla mensa. L'atmosfera era cambiata.... Chissà, le tele li incuriosivano?... Un ragazzo mi disse: Vedrete, loro si accorgono dei miei compagni (riferiti ai quadri), ma quando si saranno tolte le vostre tele, quando avranno il muro tutto nudo davanti, si renderanno conto di quel che sono i vostri colori"... "Questo fa piacere,davvero!".
Musée du LouvreLe musée du Louvre est le plus important musée parisien et est situé au cœur de la ville de Paris, entre la rive droite de la Seine et la rue de Rivoli. Le bâtiment est un ancien palais royal. La cour centrale est aujourd'hui occupé par la pyramide de verre que est aussi la entrée de le musée. C'est l'un des plus anciens musées et le troisième plus grand au monde. Le Louvre possède une longue histoire de conservation artistique et historique de la France et des autres civilisations. Percorso tematico: Karl Marx: filosofo, critico dell’economia politica e rivoluzionario comunista Turismo Sociale: aspetto storico, ONLUS e strutture ricettive per la collettività Giustizia Sociale: carico tributario Pier Paolo Pasolini, Neorealismo George Orwell – Nineteen Eighty-four La Vita e il Lavoro del Proletariato attraverso la Pittura
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